domenica 4 gennaio 2009

Gaza: l'aquila che nasce dal fuoco






Il Mondo, quello civile almeno, assiste impietrito e sgomento all'aumento della carneficina messa in atto oramai da nove giorni da Sion, in Gaza, Palestina.
Invano le prime timide voci delle autorità religiose,come il Papa cattolico, o istituzionali internazionali come l'Onu e anche la Eu, dopo la rettifica francese alla gaffe forse voluta dal neo portavoce ceko, chiedono una tregua immediata per elementari scopi umanitari, come il portar via morti e feriti o dare un pò di sollievo alla popolazione civile stremata, sofferente e terrorizzata.
Lettera morta, la tregua non serve, non ci fermerà nessuno, fà sapere una surreale quanto mascolina ministra con la stella gialla puntuta.
Da giorni e notti Sion fà esplodere sulla testa della gente di quella striscia martoriata gli orribili globi di fuoco... che poi si levano alti nel cielo, quasi in guisa di venefici, nebulosi, cinerei funghi da offrire alla demoniaca divinità che quel popolo adora, יהוה , ben fragranti di macabre essenze esalate dalle vittime polverizzate e trascinate in "ispirito dolente" come a Lui gradito,sulla sua abominevole mensa.
Ma ora i fumi del bestiale sacrificio si stanno diradando e possiamo vedere i figli di Sion inquadrati nel Tsahal, vestiti di grottesche divise, frugare con le cannonate e le baionette nelle viscere della città ferita a morte alla ricerca, con l'intento di strapparlo, del suo cuore combattente.
Che pulsa collettivamente negli ostinati toraci dei difensori resistenti che, lungi dall'arrendersi, possono finalmente gettarsi addosso al mortale nemico a peso morto e con tutta la rabbia accumulata in queste settimane, mesi e anni passati nella gabbia di Gaza segregati e tormentati dal feroce aguzzino razzista e infanticida.
Ora i vigliacchi macellai che si sono divertiti bersagliandoli a distanza e dall'alto con ogni tipo di ordigno meno forse quello atomico, devono scendere sul terreno e misurarsi nel corpo a corpo e non è detto che non ne escano con le ossa rotte e le carni tagliate dalle rabbiose lame o dagli AK47 piuttosto che dai Rpg 29 Vampir, terrore dei Merkava, che già li hanno assaggiati in precedenti occasioni.
Qualcosa mi dice che Sion, cane idrofobo ebbro di sangue, entrato alla fine nella gabbia-trappola di Gaza, non riuscirà a uscirne tenendo fra i denti la piccola aquila delle sabbie che indomita gli si oppone con becco ed artigli.
Dovrà andarsene, è l'auspicio, e di corsa, leccandosi le ferite durante la fuga, come già gli capitò, vi ricordate, meno di due anni orsono nella scorribanda nel paese dei cedri.

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